Arco di Augusto (Parco A. Cervi)

 

L’Arco di Augusto è il più antico conservato nell’Italia settentrionale, rappresenta l’ingresso orientale alla città. É porta urbica per chi proviene dalla strada Flaminia, realizzata dal console Flaminio nel 220 a.C.
L’Arco è simbolo della Pax augustea e della securitas voluta da Augusto. Fu infatti costruito nel 27 a.C. dal Senato e dal Popolo di Roma in onore di Cesare Ottaviano Augusto. Realizzato in blocchi di pietra d’Istria è composto da un unico fornice alto m.10,23.
La sua facciata è larga 14,90 m. ed era affiancata da due torri lapidee a pianta quadrilatera appartenenti alla cinta originaria della città, poi sostituite da torri poliganali in laterizio.
E’ con Augusto che Ariminum, già Municipium romano dagli inizi del I sec.a.C. assume veste di splendida città dell’impero e l’Arco rappresenta assieme al Ponte sul Marecchia (terminato da Tiberio) la monumentalizzazione imponente dell’ingresso urbano.
La sua grandiosità sottolinea anche altri significati, politici e celebrativi, come il restauro della Flaminia condotto da Augusto, la consolare che collegava direttamente Roma con i territori cispadani.

 

Tutto l’apparato decorativo, dal frontone, alle colonne, ai clipei con le divinità, concorre simbolicamente alla esaltazione dell’imperatore. In origine l’Arco era sormontato da un attico che doveva completarsi con una statua dell’imperatore a cavallo o su di una quadriga. La sommità, forse crollata per i terremoti, nel Medioevo venne orlata da una merlatura.

La cinta muraria tardo medievale si andò a sovrapporre al più antico percorso del III secolo a.C. andando a collocarsi (utilizzando laterizi sui blocchi di arenaria) alla cinta repubblicana.

Le vicende conservative e le trasformazioni del monumento nel corso dei secoli furono assai complesse. Il sovvertimento totale avvenne tuttavia nel 1937-38 quando l’Arco fu isolato per motivi di “decoro” e di esaltazione “trionfale”. Lo sventramento, che interruppe il raccordo vitale tra il decumano antico (e la città) con il Borgo S.Giovanni, si connetteva ad un piano urbanistico che ipotizzava una ‘via dell’impero’ che collegava la piazza Giulio Cesare allo Stadio moderno.
Tutti gli edifici che si addossavano all’Arco e che lo saldavano alla città furono demoliti, isolandolo in uno spazio regolare e trasformandolo in una nuova e diversa quinta scenografica a fini propagandistici e in funzione di una retorica politica e ideologica.
Durante la Seconda Guerra Mondiale brillò alla base dell’Arco una mina dei tedeschi in ritirata, ma le protezioni apportate lo salvarono e non ne fu compromessa la staticità.
L’Arco fu per decenni al centro di un’area con funzione di spartitraffico e prima ancora, sino agli anni ‘50, fu carrabile; affiancato da parcheggi, solo a partire dal 1997 sono stati modificati i rapporti spaziali con l’area circostante destinata a verde e giardino urbano.

Ora ad oltre vent’anni dall’ultimo intervento che risale al 1997, l’antica porta di ingresso della città è tornata a ‘splendere’ nel 2022, grazie all’intervento di pulitura, ristrutturazione e manutenzione, frutto di un accordo tra il Comune di Rimini, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Ravenna, Forlì-Cesena, nell’ambito di uno dei dodici interventi finanziati attraverso il “Fondo per la tutela e la valorizzazione degli archi romani” del Ministero della cultura.
L’arco è stato oggetto di pulitura della superficie (e si è poi intervenuti con il trattamento di disinfezione e stesure biocide e la rimozione dei depositi presenti in superficie) con la messa in sicurezza di piccoli distacchi degli elementi compositivi. Dopo opportune ricognizioni e il rilevamento dello stato di conservazione del bene, mappando fotograficamente tutte le criticità, sono stati effettuati la messa in sicurezza e il fissaggio degli elementi strutturali e le stuccature conclusive.

A.M. Bernucci

 

Foto d’archivio storiche